Bonus Under 35: sviluppo reale o illusione? L’analisi di Luigi Carfora (Confimi Industria Campania)

09.12.2025

**Bonus Under 35: Sviluppo o Illusione?

Il rischio di un'economia fondata su imprese fragili, dumping involontario e nuove falle nel sistema previdenziale**

In Italia — e in Campania ancora di più — assistiamo alla corsa verso incentivi che promettono crescita, autonomia e autoimpiego.

L'ultimo è il Bonus Giovani Under 35, un incentivo che riconosce fino a 500 euro al mese per tre anni ai nuovi imprenditori. Un'iniziativa che, sulla carta, punta allo sviluppo.

Ma nella realtà economica campana, rischia di generare un'ondata di micro-imprese improvvisate, destinate spesso a sopravvivere meno di 36 mesi — e a produrre più danni che benefici.

1) Il meccanismo del Bonus: chi paga e come funziona

  • L'INPS ha pubblicato la circolare che disciplina il contributo economico di 500 € mensili per le nuove imprese avviate da disoccupati under-35 in settori strategici (misura disciplinata dal D.L. 60/2024). L'erogazione è gestita dall'INPS.

  • Importante: il contributo è pari a 500 € al mese per un massimo di 3 anni → massimo nominale per beneficiario = 18.000 € (500 × 12 × 3).

Nota tecnica sul finanziamento: l'INPS è l'ente erogatore (gestisce pagamenti e controlli), ma le risorse derivano da stanziamenti pubblici previsti dal decreto-legge. Tuttavia l'operatività e la rendicontazione gravano sul bilancio e sui flussi amministrativi dell'Istituto. L'INPS gestisce già rilevanti flussi contributivi, trasferimenti e spese per prestazioni previdenziali (bilancio e rapporto annuale INPS).

1. Un territorio già saturo di micro-imprese fragili


Secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili, in Campania circa il 94% delle imprese è composto da micro-imprese: attività con meno di 10 addetti, margini ridottissimi, capitale insufficiente e una vulnerabilità strutturale evidente.

In questo contesto, introdurre incentivi che spingono migliaia di giovani ad aprire nuove attività senza capitale, senza formazione imprenditoriale e senza rete commerciale significa aumentare un tessuto già iper-polverizzato e iper-concorrenziale.

2) Quante "bonus-starter" potrebbero nascere (scenari plausibili)


Per dare ordine di grandezza ho usato come base le nuove iscrizioni/registrazioni d'impresa (Movimprese / Unioncamere) e una stima prudente dell'adesione degli under-35.

  • Italia (base: ~312.000 nuove imprese annue nel 2023):

    • Scenario conservativo (10% uptake fra le nuove iscrizioni) → ~31.000 "bonus-starter"/anno.

    • Scenario alto (20% uptake) → ~62.000/anno.

  • Campania (base proiettato da nascite trimestrali recenti):

    • Scenario conservativo (10%) → ~3.900 "bonus-starter"/anno.

    • Scenario alto (20%) → ~7.800/anno.

✅ 2. Quante nuove imprese "bonus-starter" potrebbero nascere? E quante sopravvivrebbero?


Sulla base dei numeri degli ultimi incentivi all'autoimpiego e delle statistiche sulla natalità delle imprese:

  • In Italia potrebbero nascere tra 40.000 e 60.000 nuove micro-imprese nei prossimi 12 mesi.

  • In Campania, la stima è tra 4.000 e 7.000 nuove iniziative solo grazie al nuovo bonus.

Ma il problema è la sopravvivenza. Secondo i dati ISTAT e MISE sulla demografia delle imprese:

  • il 55% delle nuove imprese chiude entro 3 anni,

  • oltre il 70% non supera i 5 anni — soprattutto se non ha struttura, rete e capitale.

Questo significa che, realisticamente, più della metà delle imprese nate grazie al bonus è destinata a fallire nel breve periodo.


3) Impatto finanziario (ordine di grandezza) — quanto valgono realmente i 500 €?


Calcolo semplice (massimo erogabile per beneficiario): 500 € × 12 mesi × 3 anni = 18.000 €.

Costo totale potenziale (se tutti i beneficiari ricevessero l'intero triennio):

  • Italia

    • Scenario conservativo (31.000 beneficiari): 558.000.000 € (558 milioni, totale triennale per quella coorte).

    • Scenario alto (62.000): 1.116.000.000 € (1,116 miliardi).

  • Campania

    • Scenario conservativo (3.900 beneficiari): 70.200.000 € (70,2 milioni, triennale per la coorte).

    • Scenario alto (7.800 beneficiari): 140.400.000 € (140,4 milioni).

(Queste cifre sono ordini di grandezza — calcolo: beneficiari × 18.000 €)


3. Il danno collaterale nascosto: il dumping involontario


Le nuove micro-imprese nate "per incentivo" entrano sul mercato senza costi pieni, con un sussidio che permette loro di operare sotto costo. Risultato?

  • Schiacciano i prezzi

  • Creano concorrenza sleale involontaria

  • Aggrediscono segmenti già saturi (servizi, ecommerce, consulenze, piccola ristorazione, artigianato minimo)

  • E trascinano a fondo centinaia di imprese esistenti, già fragili, che non possono competere con chi lavora in perdita temporanea grazie ai sussidi.

Il paradosso: a ogni nuova impresa nata con il bonus, una parte del tessuto produttivo esistente soffre o chiude.

4) Effetti competitivi: chi paga il prezzo sul mercato locale?

  • Se decine di "starter" operano in settori localmente concorrenti (commercio, ristorazione, servizi alla persona), molti possono praticare prezzi a ribasso — azione che mette in difficoltà imprese già presenti, con costi reali e regole da rispettare.

  • La conseguenza è doppia: 

  1. (a) danno diretto agli operatori locali (perdita clienti, calo fatturato) e 

  2. (b) aumento della precarietà occupazionale (perché le nuove micro-imprese creano spesso lavoro a bassa stabilità).

  • Non esistono stime ufficiali pubbliche che traducano direttamente "n nuovi entranti da bonus → n imprese incumbent che chiudono per dumping"; per questo abbiamo presentato in precedenza scenari modellizzati con ipotesi 0,1–1,0 imprese incumbent chiuse per nuovo entrante (intervalli che mostrano il potenziale danno).

4. Il fattore decisivo che manca: la rete relazionale e commerciale


Avere un'idea, avere un incentivo, avere una Partita IVA non è avere un'impresa. L'elemento che determina la vita o la morte di un'impresa è uno solo: La rete relazionale e commerciale.

Senza una rete di:

  • clienti,

  • partner,

  • fornitori affidabili,

  • organismi di rappresentanza,

  • canali distributivi strutturati,

l'azienda non vende. E se non vende:

  • si indebita,

  • non copre i costi,

  • implode entro pochi mesi.

Il bonus non costruisce alcuna rete commerciale: spinge i giovani nella competizione senza mettergli in mano gli strumenti per competere.

5) Il problema previdenziale: cosa rischia l'INPS e chi "perde" davvero

  • L'INPS gestisce milioni di pensioni e pagamenti previdenziali: le pensioni vigenti al 1° gennaio 2024 erano circa 17,78 milioni, con una spesa annua complessiva per trattamenti attorno a cifre nell'ordine delle centinaia di miliardi (€ 249–317 mld a seconda delle misure considerate). Il bilancio dell'Istituto registra entrate contributive significative (oltre 280 mld) e una massa di spesa pensionistica molto rilevante.

  • Percezione di ingiustizia sociale e redistribuzione

    • È comprensibile che molti pensionati (che hanno versato per decenni contributi previdenziali) percepiscano come ingiusto che risorse pubbliche vengano dirette verso soggetti che non hanno mai versato.

    • Anche se il Bonus è uno strumento diverso dalle pensioni (e il suo costo proviene dallo Stato), l'INPS è l'ente che gestisce l'erogazione e l'istituto è parte del sistema di previdenza/assistenza. Questo crea una percezione diffusa — e politicamente rilevante — di "redistribuzione verso chi non ha contribuito", che alimenta malcontento e domande di equità.

  • Effetto reale sui conti INPS 

  • Se il finanziamento del Bonus fosse attinto da stanziamenti ad hoc dello Stato (come spesso avviene), l'impatto diretto sui flussi contributivi pensionistici sarebbe limitato. Tuttavia: 

  1. (b) ogni nuovo intervento di massa aggiunge complessità di rendicontazione e potenziali esborsi straordinari che devono essere bilanciati nei bilanci pubblici complessivi.

  2. (a) l'INPS rimane l'operatore che rende il servizio e sopporta i costi amministrativi e i rischi operativi; 

  • Il nodo politico-sociale: quando lo Stato (o l'INPS come erogatore) destina risorse rilevanti a chi non ha mai contribuito e il sistema previdenziale sostiene costi crescenti per chi ha versato per decenni, il risultato pratico è una fortissima perdita di fiducia nelle istituzioni previdenziali se non accompagnato da spiegazioni, condizioni di sostenibilità e controlli severi. (dato: 17,7 milioni di trattamenti e spesa pensionistica su ordine di centinaia di miliardi).

5. L'effetto boomerang sulle casse pubbliche e sull'INPS


C'è un altro elemento sistemico gravissimo: queste imprese non versano contributi sufficienti a sostenere il sistema previdenziale, ma costano allo Stato un flusso enorme di uscite.

Il risultato è un doppio squilibrio:

  1. L'INPS eroga risorse a chi non ha mai versato, sostenendo attività che non produrranno mai contributi solidi.

  2. Chi ha versato contributi per una vita intera rischia pensioni sempre più basse, perché il sistema si basa sul principio della mutualità intergenerazionale… ma se le nuove imprese non generano reddito né versamenti, il meccanismo crolla.

In sintesi: non stiamo creando nuovi contribuenti: stiamo generando nuovi costi.


6. La vera domanda: è sviluppo o una gigantesca illusione?


L'obiettivo dichiarato è creare lavoro. Il risultato rischia di essere:

  • la moltiplicazione di imprese improvvisate,

  • la mortalità precoce del 50-70% delle iniziative,

  • la chiusura di ulteriori imprese esistenti,

  • l'aggravamento della crisi previdenziale,

  • l'aumento del precariato imprenditoriale,

  • una competizione al ribasso che distrugge valore invece di crearlo.

Se la politica continuerà a confondere autoimpiego con sviluppo, e natalità d'impresa con sostenibilità d'impresa, rischiamo di trasformare un territorio già fragile in un laboratorio di fallimenti annunciati.


Conclusione:


Il vero sviluppo non nasce da sussidi a pioggia, ma da:

  • rete commerciale,

  • filiere produttive,

  • capitalizzazione,

  • formazione manageriale,

  • tutela del lavoro vero,

  • politiche industriali.

Tutto il resto è un'illusione statistica che produce numeri da comunicare… ma non produce futuro.

Luigi Carfora


Imprese attive in Campania

Campania in crisi: 

Carfora denuncia imprese troppo piccole, servizi assenti e fuga dai territori

Allarme PIL Italia: tasse, energia e fine del PNRR frenano la crescita. L’analisi di Luigi Carfora (Confimi Industria Campania).

#LuigiCarfora #ConfimiIndustriaCampania #BonusUnder35 #Autoimprenditorialità #MicroImprese #EconomiaCampania #SviluppoEconomico #Dumping #ConcorrenzaSleale #INPS #CrisiPrevidenziale #PoliticheIndustrialI #AnalisiEconomica #GiovaniImprese #Campania #TessutoProduttivo #ImpreseFragili #ImpreseItaliane #MercatoDelLavoro #SostenibilitàImpresa #ReteCommerciale #TessutoEconomico #BlogEconomia #RiflessioniEconomiche #CarforaInsights